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21/12/1915 | Luigi Savoia - da Cremona |
Lettera del
costruttore di fisarmoniche Luigi Savoia con alcuni
riferimenti tecnici costruttivi .
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21/03/1919 | L'amico Remo - da Parigi |
L'amico Remo,
probabilmente un musicista, traccia un bellissimo
spaccato della Parigi del primo dopoguerra scrivendo
della situazione della società parigina e delle
iniziative musicali del direttore d'orchestra
Inghelbrecht e della appena nata Société Musicale Indépendante
(S.M.I) .
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09/05/1919 | Sabatier-Bonnal - da Parigi |
Il musicista
e allievo Sabatier-Bonnal scrive a Gagliardi
descrivendo la situazione sua personale e quella
generale di Parigi nel 1919 augurandosi che Giovanni
torni a Parigi. Parla anche di Louis e Charles che
si presume siano i fratelli Peguri, anche loro
fisarmonicisti. E' già
evidente la contrapposizione tra la fisarmonica come
strumento per musica popolare (musette) o come
strumento eletto per musica classica come voleva
Gagliardi e altri.
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29/03/1922 | Sabatier-Bonnal - da Parigi | Sabatier-Bonnal scrive a Gagliardi non avendo avuto più notizie dal 1919. Ci sono riferimenti alla vita musicale di Parigi e un riferimento esplicito a Louis Peguri. | Apri .jpg (1,5 Mb) |
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21/12/1930 | Luigi Savoia - da Cremona |
Lettera del
costruttore di fisarmoniche Luigi Savoia con alcuni
cenni alla non felice situazione economica del 1930,
l'anno successivo alla grande depressione economica
del 1929.
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22/07/1939 | - Madame Costa - da Parigi |
Lettera molto
personale intrisa da una grande tristezza dovuta
alle disgrazie che hanno colpito Madame Costa ma non
solo . E' presente comunque nello scritto un
semplice riassunto storico delle vicende riguardanti
i vecchi amici del periodo 1907-1914 che poi altro
non sono che i principali e più importanti
protagonisti dello sviluppo della fisarmonica. Tra
questi i fisarmonicisti Casimir Coia(1877-1942),
Bonnal Sabatier (1883-1945) e soprattuto Charles
Peguri (1879-1930) ritenuto uno dei padri della
"musette" che decise di mettere tragicamente fine ai
suoi giorni nel 1930 a 51 anni. Madame Costa parla
del padre Antoine Schenardi (1856-1932) che insieme
al marito Celeste Costa (1886-1934) avevano un
atelier molto frequentato dai fisarmonicisti
parigini.
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03/04/1950 | Al M° Lanaro - Roma |
Giovanni si
rivolge al più autorevole insegnante italiano per
perorare la sua causa. Nella lettera ci sono
conferme , anche se non dettagliatissime, sulla
storia della fisarmonica del Gagliardi e di quanto
fu fatto dai suoi allievi a Parigi( si presume
Bonnal Sabatier in particolare)
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06/12/1950 | Dal M° Lanaro - Roma |
Il Maestro
Lanaro risponde al Gagliardi con argomentazioni
tecniche varie e interessanti riferimenti ai
prodotti del tempo come il "Pianetto della
Scandalli" basato su criteri simili alla fisarmonica
di Gagliardi che però non ha avuto successo
commerciale. E' di un certo stupore constatare che
il Maestro non preveda che le fisarmoniche possano
avere la tastiera destra a bottoni e che a Roma non
ne ha mai vista nemmeno una.
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19/03/1951 | al M° Lanaro - Roma | Giovanni risponde al Maestro con una lettera particolarmente dotta e chiara in cui spiega come si deve fare per avere uno strumento adatto a suonare musica classica. |
NA
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23/04/1951 | Dal M° Lanaro - Roma | Risposta alla lettera del Gagliardi del 19/03/1951 in cui il Maestro Lanaro si dimostra più possibilista circa proposte del Gagliardi | Apri .jpg | N/A |
27/03/1955 | a Bio Boccosi - Roma | Valutazioni sulla situazione della fisarmonica in Italia, con particolare riguardo alla scarsa diffusione come strumento da concerto. Si parla anche del costruendo Museo di Castelfidardo (AN). | Apri .jpg | Apri .pdf |
05/10/1956 | Al M° Lanaro - Roma | Gagliardi risponde al Maestro Lanaro dicendogli che adesso che è in pensione si occupa principalmente dell'"immenso Bach" e ancora ribadisce dei difetti delle fisarmoniche alla sinistra. |
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Novembre 1956 | Bollettino N° 45 dell' Accademia Lanaro - Roma |
Questa copia
del Bollettino del Ottobre-Novembre 1956 è stata
conservata dal Gagliardi perchè l'articolo definisce
in modo indiscutibile il concetto prevalente della
fisarmonica a quel tempo: strumento popolare in
generale, per pochissimi eletti e bravissimi
fisarmonicisti quella proposta dal Gagliardi.
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17/12/1956 | Al M° Lanaro - Roma |
In questa
lettera, sempre con lo stile cortese che lo
contradistingue, Gagliardi assume toni decisi, ma
educatissimi, per sostenere le sue idee che in un
primo tempo furono condivise dal Maestro Lanaro ma
in seguito rinnegate se non osteggiate.
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07/06/1960 | Dal M° Lanaro - Roma |
Dopo 11 anni
di corrispondenze, con questa lettera si conclude il
lungo carteggio tra Gagliardi e il M° Lanaro. Il
contenuto è laconico e suona come l'ennesima
sconfitta alla diffusione dei concetti del
Gagliardi. Del resto sono in arrivo i tempi della
più grave crisi per la fisarmonica. Il rock, gli
strumenti elettronici e in genere i nuovi gusti
musicali sono già iniziati e il declino della
fisarmonica sta iniziando proprio in quegli anni '60
per trascinarsi fino ai giorni nostri.
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06/04/1961 | a Pierre Monichon - Parigi | Riepilogo dei principi e dei concetti. Elencazione dei vantaggi. | Apri .jpg | Apri .pdf |
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La Fisarmonica secondo Gagliardi
Giovanni Gagliardi, fin dal
1902, ebbe coscienza che la fisarmonica a sinistra era
manchevole, insufficiente a poter eseguire la musica come era
scritta ed eccolo pubblicare a Parigi nel 1911, un manuale del
fisarmonicista dov’era spiegata minutamente in due lingue ed
esplicata con disegni il nuovo istrumento che egli stesso
usava, costruito dalla ditta "Savoia Luigi" di San Giovanni in
Croce, località che si trova in provincia di Cremona a 37
chilometri dal capoluogo. Gagliardi definisce i Savoia in uno
scritto come gli "Stradivari della Fisarmonica". La
fisarmonica è giunta fino a noi perfettamente funzionante con
tutte le modifiche volute da Gagliardi. In pratica secondo
Gagliardi la parte sinistra doveva essere come a destra con
note libere cromatiche, sicchè non vi era più l’accordo fatto
e obbligato, ma si doveva crearlo volta per volta come era
scritto.
E per chi se ne intende dirò che con le solite fise con
accordi fatti è impossibile fare un solo rivolto, dimostrando
così tutta l’imperfezione.
(Con queste parole Giordano Ferrari spiega il sistema
voluto da Gagliardi )
Dai carteggi avuti con Pierre Monichon, Bio Boccosi, il Maestro Lanaro e le
ditte costruttrici "Luigi Savoia" di San Giovanni in Croce in
Provicia di Cremona e "Schenardi" in seguito divenuta "Costa
successore di Schenardi" di Parigi si possono capire in modo
dettagliato i concetti.
In particolare dal carteggio avuto con il Maestro Lanaro,
Titolare dell'omonima Accademia
Musicale. Questa Scuola privata era presente con diverse
sedi in Italia e all'Estero ed in pratica era la principale se
non addirittura unica scuola in grado di formare
fisarmonicisti dato che in Italia in quegli anni
l'insegnamento della Fisarmonica non era presente nei
Conservatori e anche i più prestigiosi, come quello di Santa
Cecilia in Roma, si appoggiavano di fatto sull'Accademia
Lanaro. Il carteggio inizia a partire dal 1949, non appena
Giovanni Gagliardi andò in pensione, e ci da un'idea completa
dell'assoluta precocità e validità del sistema che Gagliardi
realizzò in pratica sin dal 1902, quando si fece costruire la
sua fisarmonica, e che ebbe la consacrazione pratica nel 1909,
anno del primo concerto di musica classica realizzato con una
fisarmonica.
E' altresì vero come da questo carteggio si possa chiaramente
capire il perchè del totale fallimento in Italia del sistema
ideato e messo in pratica dal Gagliardi e per il quale Lui
stesso si è fortemente battuto tutta la vita senza risultato
alcuno. Del resto anche quando si trovava in Francia questa
contrapposizione era apparsa molto chiaramente e i Fratelli
Peguri, alcuni dei quali erano probabilmente dei suoi allievi
come si può intuire da alcune lettere giunte fino a noi,
insieme a Emile Vacher e altri danno vita al "bal musette",
una forma di musica popolare francese di cui la fisarmonica è
lo strumento principale se non unico.
Due sono i principali motivi:
1°) il primo motivo è che bisogna rivoluzionare tutti i metodi
d'insegnamento e indirizzare i futuri fisarmonicisti verso la
musica classica mentre questi desideravano solo suonare un
tipo di musica meno impegnativa e più popolare che avesse
anche un ritorno economico per loro stessi. Lo stesso ritorno
economico che ricercavano le Accademie secondo la più classica
delle formule economiche, ossia andare incontro alle richieste
di mercato. Questo carteggio inizia proprio nel 1949 e nel
1950 si assite alla massima diffusione dello strumento
fisarmonica con l'Italia leader assoluta con più di 197.000
unità costruite, per cui è ovvio che tutte le attenzioni erano
rivolte ad un mercato che di fatto era da considerarsi ormai
di massa, ed era sicuramente controproducente e pericoloso
iniziare nuove strade per un mercato minimale e di elite.
2°) il secondo motivo è
squisitamente di ordine tecnico e riguarda la costruzione
della fisarmonica che deve essere fatta, di base, in un
determinato modo. Gagliardi in pratica la possiede dal 1902, è
diatonica ma con i bottoni, costruita dalla ditta "Luigi
Savoia", su sue indicazioni, e a Parigi la ditta Schenardi nel
1913 e 1914 costruì alcuni esemplari per gli allievi del
Gagliardi, questo si evince dal carteggio. Per cui da un punto
di vista costruttivo, se si seguono le indicazioni che
Gagliardi spiega anche nel "Manualetto del Fisarmonicista", la
cosa è fattibilissima e ormai collaudata ma ancora una volta
ci si deve scontrare con le regole del mercato. Infatti, come
testimoniano i dati presenti nel libro '"L'Accordéon" di
Pierre Monichon, nel 1913 c'è un primo boom delle vendite che
vede le industrie italiane, in particolare quelle di
Castelfidardo (AN), imporsi sul mercato superando l'industria
tedesca, allora dominante, grazie anche a sistemi flessibili
di produzione, veramente innovativi per quei tempi, che però
non contemplavano la possibilità di avere forti
divesificazioni tecniche nella costruzione ma solo piccole
personalizzazioni nell'assemblaggio. In pratica ai costruttori
globali di un tempo si sostituiscono dapprima, per un breve
periodo, bravi assemblatori e dopo, dal 1922 circa, di fatto
solo gli accordatori.